da huffingtonpost.it, 8 novembre 2021
Donne senza paura, anche in finanza
Un divario che ci mette in una posizione molto svantaggiosa è proprio quello dell’alfabetizzazione finanziaria
“Molte volte ho pensato di non essere all’altezza delle aspettative e di non potercela fare”, un classico di noi donne. Come facciamo a distinguere tra umiltà e insicurezza quando ci troviamo dinnanzi alle scelte finanziarie? Esiste una differenza di genere nelle conoscenze finanziarie?
Sono passati quattro anni da quando Fearless Girl, la statua di bronzo commissionata dal gruppo di gestione patrimoniale State Street Global Advisors, è stata eretta a New York per promuovere la causa delle donne negli affari e nella finanza. Ma la giovane ribelle creata dalla scultrice Kristen Visbal – che spavaldamente in piedi, con gli occhi sgranati guarda la Borsa di New York – ha ancora molta strada da fare per compiere la sua missione.
Pensata per incoraggiare l’empowerment femminile e ricordare alla finanza, settore prevalentemente maschile, di assumere più donne, la sua collocazione simbolica ha scatenato un dibattito sul ruolo delle donne, in particolare nelle professioni finanziarie, e ha sottolineato l’importanza della fiducia in se stessi, soprattutto quando ci si muove nel campo della finanza e degli investimenti.
Sappiamo bene che persistono molti divari di genere, da quello salariale, alla scarsa rappresentanza nei consigli di amministrazione aziendali, o semplicemente la mancanza di leader donne. Ma un importante divario, che mette noi donne in una posizione molto svantaggiosa è proprio quello dell’alfabetizzazione finanziaria.
Tutto inizia con l’inclusione finanziaria, cioè la capacità di individui e imprese di accedere ai prodotti finanziari dei quali hanno bisogno. A livello globale, solo il 47% delle donne contro il 55% degli uomini ha accesso a un’istituzione finanziaria. S&P Global, nel sondaggio con il quale viene misurato il livello di alfabetizzazione finanziaria in tutto il mondo, cioè la conoscenza e le competenze per prendere decisioni finanziarie, ha rilevato che il 35% degli uomini è finanziariamente alfabetizzato, mentre lo è solo il 30% delle donne.
Sempre secondo questo studio ci sono grandi differenze tra le economie avanzate e quelle emergenti. In quelle avanzate, più di 1 persona su 2 è finanziariamente alfabetizzata, ma è interessante notare che il divario di genere è più ampio. In Germania il divario è superiore al 10% e in Canada è vicino al 20%, nonostante il livello generale molto alto. Ci sono alcuni paesi dove questo divario è rovesciato, come il Regno Unito e il Giappone, ma la differenza tra uomini e donne è quasi irrilevante.
Che l’alfabetizzazione finanziaria sia importante per il nostro benessere economico è cosa nota, e la qualità delle nostre scelte finanziarie ne è un risultato evidente. Ad esempio i più preparati risparmiano di più e meglio, non incappano nella così detta fragilità finanziaria, cioè il rischio di non essere in grado di far fronte a spese impreviste di media entità. Inoltre, nel lungo termine, i più alfabetizzati sono meno finanziariamente vulnerabili in età avanzata.
Ma quali sono le ragioni di questo divario di genere? Secondo un gruppo di studiosi, tra i quali la nostra Annamaria Lusardi, autori del recente studio Fearless Woman: Financial Literacy and Stock Market Participation, la domanda che ci dobbiamo porre è un’altra, e cioè “è vero che le donne ne sanno meno degli uomini quando si tratta di gestire i propri risparmi?” La risposta che ci fornisce la Lusardi è questa:
“Quando misuriamo la conoscenza finanziaria, guardando a quanto le persone conoscono dei concetti base della finanza, riscontriamo che le donne sanno meno degli uomini.” Ma… c’è un grande MA. Se analizzati più a fondo, i punteggi più bassi delle donne, raccontano qualcosa di diverso. Le donne scelgono più spesso degli uomini di non rispondere affatto alle domande del questionario, e optano per il non lo so. E questa ‘non risposta’ accomuna le donne di tutti i Paesi.
“Ho disegnato delle domande semplici di conoscenza finanziaria e ho rivolto queste domande a donne in tutto il mondo – dice la professoressa – e la risposta è stata straordinariamente sempre la stessa: che si pongano queste domande negli Stati Uniti, in Italia, in Brasile o in Australia, le donne rispondono allo stesso modo; dicono di non sapere”. È nato quindi un sospetto tra gli studiosi: sarà mica che quella risposta cauta non stia ad indicare una mancanza di conoscenza, ma anche di fiducia nella propria preparazione?
Così hanno stanato le intervistate con un trucco. Hanno tolto dalle risposte a scelta multipla l’opzione non lo so. Poste davanti ad una scelta obbligata, le donne hanno dato, nella maggioranza di casi, la risposta giusta. Essere cauti nelle proprie scelte finanziarie è saggio, ma una eccessiva cautela ha effetti indesiderati. Lo studio mostra infatti che questa cautela/insicurezza porta le donne a non investire nei mercati finanziari e, in particolare, in Borsa.
Secondo l’Osservatorio CONSOB, nelle famiglie italiane, circa i tre quarti dei decisori finanziari sono uomini. Eppure, grazie alla scoperta della Lusardi, emerge chiaramente che l’alfabetizzazione finanziaria, se vista solo come conoscenza dei concetti, non sarà sufficiente a mutare questa situazione. Noi donne dobbiamo crescere nella capacità di usare ciò che sappiamo, senza paura!